Lettera aperta dall'interno della bolla
Lettera a cuore aperto a chi c'è stato, a chi è rimasto, a chi ci sarà ancora.
Ebbene sì, sono scomparsa, lo so. Senza avvisare, né passare per un saluto veloce, niente. Avete ragione, è un comportamento da vigliacchi, mi farò perdonare.
Non fraintendetemi, non è accaduto niente di strano: soltanto la vita mi ha travolta con i suoi eventi, il tempo si è limato sino ad assottigliarsi tanto da ridursi al minimo, non ho trovato l’attenzione giusta da dedicare a questo spazio. Ho mollato il GDL, anche se gli volevo un gran bene. Sono fatta così, a un certo punto mollo sempre.
Spesso - no, sto mentendo, intendo dire sempre - ho la convinzione che ciò che faccio non serva a nulla, nemmeno a me stessa, allora che senso ha sforzarsi? Anche adesso, mentre scrivo questa confessione, penso che sono ridicola e patetica e ammetterlo nella scrittura non fa nient’altro che amplificare questo stato di cose. È un cazzo di loop infinito. Adesso mollo tutto di nuovo, anche questa lettera aperta che non so scrivere.
In questi mesi di assenza in realtà mi avete scritto. Mi avete chiesto quando vi avrei parlato di Appuntamento a Positano, ne volevate discutere e io ho risposto un «sì, certo, ne parleremo presto, purtroppo ho avuto degli imprevisti» e ci credevo davvero, eppure sono trascorsi cinque mesi e ancora nulla, non ho neanche fatto un tentativo. Perché appena accendo il pc, sfinita dopo aver trascorso le mie undici ore giornaliere lontana da casa, c’è una vocina nella testa che mi dice “non ci provare neanche, a nessuno frega niente di te”. Tipo adesso, in questo sabato mattina solitario e uggioso: volevo parlarvi di un libro che ho letto ieri in treno, invece appena ho poggiato le dita sulla tastiera ho cambiato rotta perché non credo proprio di esserne in grado.
Attenzione, non scrivo tutto questo per sentirmi dire che non è vero, che sono brava, bravissima e vi sono mancata. No, credetemi. È un atteggiamento che detesto, detto sinceramente. Sto scrivendo questo sfogo perché ne sento l’urgenza e, vi giuro, erano mesi che non scrivevo neanche una riga in privato, mi serve davvero questa confessione a briglia sciolta. Sto parlando con voi piuttosto che solo con me stessa perché so - ci metto la mano sul fuoco - che questo sentimento d’inferiorità lo conoscete bene - e se mi sbaglio allora, vi prego, insegnatemi come si fa a non dubitare costantemente di sé stessi! - e credo fermamente nel potere della condivisione.
Che poi, questa bolla è nata proprio per questo.
Tre anni fa, una volta a settimana, sentivo la voce di L. che mi ripeteva «Lei vive in una bolla confortevole: trovi il modo di uscirne». Ci ho impiegato un anno per decidere di provarci. Ma non ne sono uscita, ho solo aperto le porte della mia bolla e ho lasciato entrare chi ne aveva voglia. Era il 23 settembre 2022, primo giorno d’autunno, e vi ammonivo con una citazione di Pier Paolo Pasolini, la più triste che conoscessi.
Oggi, se state leggendo ancora, sappiatelo: vi ho accolto nella bolla e da un lato spero vivamente siate in pochi, perché fa davvero paura.
Grazie per avermi letta, grazie per essere ancora qui.
Ci sentiamo presto - magari entro la fine del mese, ecco, ma forse è meglio non fare promesse.
La sindrome dell'impostore ce l'abbiamo in tanti, se ti può consolare. Io sono terrorizzata ogni volta che devo pubblicare una nuova puntata. Ma buttati, cerca di divertirti, non pensare a cosa succederà, a cosa penserà chi ti leggerà. Substack è pieno di persone accoglienti e gentili, me ne sono accorta negli ultimi mesi. Scrivi quando te la senti, senza scadenze e obblighi, vedrai che così con calma ritroverai il piacere di farlo. Ti abbracio forte!
Ciao Michela, incredibile quanto mi sembrasse di leggere Goliarda in questa confessione 💌
Nella bolla, trovi tanti piccoli impostori che non ti sanno spiegare come si fa a uscirne. Forse leggere esperienze simili aiuta ad accettare anche questi lati più spontanei di noi, che non si nascondono dietro una posa.